Programmi per l'autunno
La chiusura corretta; il meglio di Venezia; il Premio Brian a Pedro Almodóvar
Settembre segna tradizionalmente la fine delle vacanze, il rientro a scuola o al lavoro e, più banalmente, la ripresa delle abitudini quotidiane. Per noi, invece, conclusa la 81ᵃ edizione del Festival di Venezia – e nell’attesa di vedere in sala almeno alcuni dei film presentati nelle sue varie sezioni – le attività di settembre sono quanto di più distante dall’ordinaria routine lavorativa si possa immaginare…
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Work in progress #5 – Concludere e ricominciare
In questo mese si sovrappongono i tre momenti fondamentali del lavoro di chi produce e organizza eventi:
lo svolgimento degli eventi ancora in corso
la chiusura della programmazione passata
la progettazione del nuovo anno
Mentre la necessità di seguire i progetti ancora in corso e quella di preparare la nuova stagione sono intuitive, la chiusura e rendicontazione degli eventi già svolti è una fase spesso meno evidente al pubblico e, purtroppo, a volte trascurata anche dagli organizzatori stessi.
Un evento non finisce con l’ultimo giorno di programmazione né con il disallestimento (momento quest’ultimo che comunque molte manifestazioni sembrano ignorare), ma si conclude correttamente solo quando si è pagata ogni spesa impegnata e quando si è incassato ogni euro promesso.
Purtroppo, esattamente in quest’ordine.
Non è semplice da spiegare perché una spiegazione semplice forse non c’è ma gli eventi che ottengono finanziamenti pubblici devono spesso sostenere tutte le spese programmate prima di poter incassare i contributi che sono stati loro assegnati. Con “sostenere le spese” non si intende averle semplicemente aver firmato un contratto con i fornitori, ma averli effettivamente pagati. Detto in maniera ancora più semplice: chi organizza deve anticipare tutte le spese dell’evento.
È ben evidente che, a conclusione dell’evento, la cosa più urgente sia incassare il più velocemente possibile i contributi precedentemente ottenuti ma non ancora erogati. Con le entrate da sponsorizzazioni private la procedura di solito è semplice: è sufficiente, finito l’evento, inviare un reportage video o fotografico ed emettere fattura: in un paio di mesi circa la somma dovuta è incassata.
La questione diventa più complessa quando il debitore è un ente pubblico. Facendo un passo indietro: ogni ente ha un proprio regolamento – o dovrebbe averlo – in base al quale stabilisce i criteri e le modalità con i quali un evento può chiedere e ricevere contributi economici. Quindi, ogni ente stabilisce autonomamente quale documentazione sia necessario presentare per ottenere la liquidazione del contributo concesso e la situazione si complica ulteriormente considerando che anche lo stesso ente può far uscire ogni anno un bando leggermente o molto diverso da quello precedente. Sbagliare nel presentare la documentazione di rendicontazione vuol dire non riuscire a incassare il contributo e non poter coprire le spese che, come abbiamo spiegato prima, l’organizzazione ha anticipato con fondi propri o richiedendo prestiti.
Cosa serve produrre per riuscire a farsi liquidare un contributo da un ente pubblico? Come chiarito poco sopra non c’è un elenco univoco ma, in generale: una relazione dettagliata sullo svolgimento dell’evento, un bilancio consuntivo delle entrate e delle spese complessive dell’evento eventualmente certificato da un revisore esterno, la copia conforme di tutte le fatture di spesa (che devono essere univocamente riconducibili all’evento) e delle attestazioni di pagamento. Per saldare tutte le spese c’è tempo fino al 31 dicembre dell’anno in corso; per presentare questa mole di documenti c’è tempo, a seconda dell’ente, fino a metà/fine gennaio o fino a 60 giorni dopo la conclusione dell’evento. E ogni ente chiede di presentare i documenti elencati sopra in formati diversi, con modalità diverse e con un sistema di catalogazione e attribuzione diverso.
Per chi fosse riuscito ad arrivare fin qui senza un gran mal di testa, ecco un’altra complicazione per completare il quadro: negli ultimi anni le più importanti amministrazioni pubbliche che erogano contributi in ambito culturale deliberano sulla loro concessione alla fine dell’anno e non all’inizio. Per capirci: chi organizza un evento che si svolge in estate si trova non solo ad anticipare fondi per contributi che – se rendiconterà correttamente – gli saranno versati molti mesi dopo la fine dell’evento ma anche ad anticipare fondi per contributi che non sa se otterrà perché non è stato ancora pubblicato il bando che li assegnerà. Il tutto col divieto di produrre utili, pena la revoca dei contributi. Si anticipa, si lavora, a settembre esce il bando e si vincono i contributi per l’evento dell’estate passata. E si ricomincia a programmare l’estate successiva.
Bello settembre, vero?
Come sono andate le vacanze?
La domanda a cui si risponde più volentieri, all’inizio di ogni nuova annata che sia scolastica o di lavoro, è sul periodo di stacco dalla routine. Torniamo dunque indietro di qualche giorno e parliamo dell’81° Festival di Venezia.
Nella precedente newsletter avevamo parlato degli eventi più interessanti: vediamo cosa è successo di rilevante, lasciando per ultimi i vincitori.
Miglior film italiano: Vermiglio di Maura Delpero, la vita di un piccolissimo paese tra le montagne del Trentino durante l’ultimo anno della Prima Guerra Mondiale; è un’opera seconda, quindi c’è la possibilità di vederla in concorso al 19° Est Film Festival. Anche perché in sala sarà difficile: è uscito in 25 copie, nessuna in provincia di Viterbo (anche se il cinema di Montefiascone sembra intenzionato a programmarlo).
Sempre dall’Italia: una delle scelte migliori è stata quella di unire in un solo blocco i due cortometraggi di Marco Bellocchio e Alice Rohrwacher, così diversi tra loro da non disturbarsi nella visione consecutiva. Bellocchio con Se posso permettermi – Capitolo II regala mezz’ora di divertimento, ma il sottotesto è un commiato pieno d’affetto dalla casa in cui è nato e cresciuto; Alice torna a lavorare insieme a JR e con Allégorie citadine traspone il mito platonico della caverna nella quotidianità della città contemporanea.
Biennale college cinema: c’è una sezione in cui vengono mostrati i film prodotti grazie al bando della Biennale, produzioni a microbudget (200 mila euro) quindi con difetti più o meno grandi, in qualche caso molto piccoli. Come due film di quest’anno, l’ungherese January 2, in cui si è lavorato molto sui dialoghi, e soprattutto dell’italiano Il mio compleanno, opera prima di Christian Filippi, anche questo dunque candidabile per il concorso del prossimo Est Film Festival.
Film con poca visibilità ma che hanno già una distribuzione italiana: il brasiliano Ainda estou aqui (titolo internazionale I’m still here), ambientato negli anni ‘70 durante la dittatura militare; il danese Love, parte di una trilogia su relazioni e sessualità; il franco-tunisino Aïcha che racconta un momento di fuga e di crescita di una ragazza trentenne; lo spagnolo Marco, sulla vera storia di un falso superstite dell’Olocausto; La testimone, scritto insieme a Jafar Panahi che lo ha anche montato.
In ultimo, il vincitore: con il Leone d’oro Pedro Almodóvar, in attesa degli Oscar, colma la sua unica mancanza, ovvero la vittoria del premio principale in una grande festival. La stanza accanto, che sarà in sala dal 5 dicembre, è il vincitore anche di uno dei premi collaterali, ovvero quei premi non ufficiali assegnati da giurie comunque riconosciute dal Festival: il Premio Brian. Approfondiamo.
Focus: il Premio Brian al Festival di Venezia
Dal 2023 Glauco Almonte, Direttore di Est Film Festival / Lago di Bolsena, fa parte della giuria che assegna il Premio Brian al Festival di Venezia. Ci facciamo spiegare il funzionamento di questo premio direttamente dal Presidente di Giuria Paolo Ferrarini.
Cos’è il Premio Brian?
Il Premio Brian viene assegnato dall’associazione Uaar, acronimo di Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, un’associazione di promozione sociale che si occupa da una parte di promuovere il pensiero razionale e una concezione non soprannaturale del mondo ma soprattutto, nel concreto, di tutelare i diritti dei non credenti nelle situazioni in cui la laicità dello stato scricchiola, in particolare in un Paese clericale come l’Italia. Nel 2006 siamo partiti con questo premio collaterale della mostra del cinema di Venezia, ispirandoci per il nome al film dei Monty Python Brian di Nazareth, un premio che assegniamo al film che nella nostra ottica mette maggiormente in risalto i valori dell’associazione, legati quindi a tematiche come la laicità dello stato, il diritto all’aborto, all’eutanasia, al matrimonio egalitario, la libertà di espressione o la lotta ai fondamentalismi e alle teocrazie.
Come funziona un premio collaterale alla mostra di Venezia?
La giuria di un premio collaterale, per definizione, è un agente esterno alla mostra, quindi pur essendo un premio ufficialmente incluso, non è diretta espressione dell’organizzazione del festival e quindi la giuria va a valutare film scelti da altri, nelle varie sezioni già incorporate alla mostra. Tra l’altro il focus di questi premi spesso non ha necessariamente a che fare con il cinema in sé, ma può essere un qualsiasi aspetto che interessa agli organizzatori, dalla cucina italiana alle tematiche LGBT, come per il Queer Lion, passando anche per le giurie cristiane. Tant’è vero che storicamente il Premio Brian era nato per volontà dell’allora segretario Giorgio Villella, in reazione al fatto che la mostra del cinema ospitasse il premio collaterale di un’associazione cattolica. Comunque, per accreditarsi un minimo di collegamento con il mondo del cinema viene richiesto, poi sta all’associazione ritagliarsi autonomamente gli spazi di cui ha bisogno per portare avanti le sue attività al festival.
Da quanto sei in giuria e da quanto presidente?
Io sono subentrato come giurato nel 2015, e dopo varie reincarnazioni del nostro premio, ho fatto da presidente nelle ultime tre edizioni.
Raccontaci in sintesi il vostro impegno da giurati quest’anno
Quest’anno siamo riusciti a mettere insieme una bella, nutrita giuria di soci, con cinque accreditati dall’associazione, un’accreditata giornalista esterna, due membri che ci facevano da back up alle proiezioni nei cinema di Mestre e due giurati che ci aiutavano da casa con i film della mostra messi in streaming sulla piattaforma di MyMovies. In questo modo siamo riusciti a visionare un buon numero di film e a coordinarci in modo da focalizzarci sui titoli che potevano essere di interesse ai nostri fini. Anche così, il film perfetto lo abbiamo individuato quasi per caso. Credo che nessuno di noi avesse immaginato a priori che Almodóvar ci avrebbe regalato questa soddisfazione e quindi solo metà di noi ha avuto modo di vederlo prima della riunione finale per l’assegnazione del premio, dando vita a una discussione molto bella e articolata.

Con l’assegnazione del Leone d’oro ad Almodóvar, non c’è stato modo di consegnargli anche il Premio Brian; Almodóvar si è detto molto onorato di aver ricevuto questo premio da un’associazione nella quale, in quanto ateo dichiarato, vede riflesse le proprie convinzioni; il premio gli sarà consegnato a Madrid nei prossimi mesi.
In breve
🦁IN SALA | La storica manifestazione “Da Venezia a Roma” si allarga a tutto il Lazio e coinvolge anche il Multisala Moderno di Bolsena. Martedì 1 ottobre alle 18:30 sarà possibile vedere Happy Holidays del palestinese Scandar Copti (presentato nella sezione Orizzonti, premiato per la Miglior Sceneggiatura); alle 21:00 La scommessa – Una notte in corsia di Giovanni Dota (presentato nelle Notti Veneziane e già nelle sale distribuito da I Wonder Pictures). Happy Holidays non ha ancora una distribuzione italiana, quindi la proiezione di Bolsena potrebbe essere l’unica occasione per vederlo.
Sempre a Bolsena, sabato 28 settembre alle 21 Chiara Francini presenterà Coppia aperta quasi spalancata, documentario di cui è produttrice e autrice, oltre che interprete; tratto dall'omonima pièce teatrale di Franca Rame e Dario Fo, il film – definito dalla stessa autrice “un film sul desiderio di felicità” – è stato presentato alle Giornate degli Autori.
🔍MONITORAGGIO | Seguiamo la distribuzione nella sale del territorio dei film presentati all’81° Festival di Venezia. Ad oggi, 27 settembre, sono usciti in sala 10 film. Beetlejuice Beetlejuice e Campo di battaglia hanno avuto ampia distribuzione anche nei cinema della Tuscia (ininfluente il passaggio a Venezia); l’italiano Anywhere Anytime è stato programmato in una sola fascia oraria a Tarquinia, con un buon afflusso dato che l’hanno mantenuto in cartellone per due settimane; Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini e Vermiglio di Maura Delpero sono usciti al multisala vicino Viterbo e saranno programmati a Montefiascone. Degli altri nessuna notizia.
📖 LIBRO | L’impostore è un libro del 2014 di uni dei più importanti autori spagnoli contemporanei, Javier Cercas; è il libro da cui è stato tratto il film Marco, a cui abbiamo accennato nella carrellata sui film più interessanti dell’ultimo Festival di Venezia. Racconta la storia vera di Enric Marco, sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, attivista fino a diventare presidente dell’Associazione dei testimoni dell’Olocausto. Finché un giornalista non inizia a fare domande perché la versione di Marco non lo convince…
Abbiamo approfondito la fase di conclusione di un evento; in parallelo, stanno già partendo le attività del nuovo anno. Ne parliamo tra un mese!